Il circuito del Montenero

XIX° CIRCUITO DEL MONTENERO
COPPA CIANO (30 Luglio 1939)

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a cura di Luigi Ciompi
Estate 2001
XIX CIRCUITO DEL MONTENERO – COPPA CIANO (1939)
LA GRANDE COMPETIZIONE LIVORNESE HA DIMOSTRATO L’ALTISSIMO GRADO DI EFFICIENZA RAGGIUNTA DALLE 1500 ITALIANE. GIUSEPPE FARINA SI RICONFERMA GUIDATORE DI ECCELSA CLASSE, E TEAGNO COGLIE UNA MERITATA VITTORIA FRA GLI “INDIVIDUALI”. L’ALTA CLASSE DI TUTTI I PILOTI ITALIANI SI E’RIVELATA NETTAMENTE.

La XIX Coppa Ciano che si è svolta davanti a una marea di folla e in una magnifica giornata festiva, ha probabilmente servito a collaudare in modo definitivo le nuove vetture da corsa italiane di un litro e mezzo di cilindrata. Le vicende che hanno portato a questa XIX Coppa Ciano, sono ormai note e si ricollegano direttamente a quella che fu la non soddisfacente apparizione delle Alfa Corse e delle Maserati 1500, al non ancora lontano Gran Premio di Tripoli, nel quale le due sole Mercedes presenti in corsa, riuscirono ad imporre, per una serie di fattori favorevoli, una superiorità che apparse fin troppo evidente. Da allora le nostre due Case Nazionali si posero più decisamente che mai il problema della messa a punto, di queste loro macchine e il risultato della XIX Coppa Ciano (dalla quale le due Mercedes di Tripoli sono rimaste assenti, ma nella quale sono crollati i primati sulla distanza e sul giro stabiliti dalle Mercedes tre litri l’anno passato) sembra essere tale da assicurare che il ciclo della messa a punto e della preparazione è forse ormai compiuto e che entrambe le marche italiane hanno raggiunto un importante grado di efficienza. Tutto questo la Coppa Ciano secondo noi ha detto. Comunque, affinché possiate avere un’idea di quello che è stata la corsa ve ne faremo una rapida cronaca.
Undici macchine presero effettivamente il via agli ordini della Signora del Consigliere Naz. Torelli, Presidente del Comitato dell’Estate Livornese. Il plotoncino era composto da 4 Alfa-Corse affidate a Farina, Biondetti, Pintacuda, Aldrighetti, da quattro Maserati della Casa affidate a Trossi, Villoresi Luigi, a Cortese e Rocco e tre altre Maserati di individuali con pilota il tedesco Pietsch, lo svizzero De Graffenried e l’ing. Taruffi. Subito in partenza Farina, che era stato il più veloce durante le prove e che aveva dimostrato di conoscere a fondo il circuito di Livorno, scattava in testa e da quel momento si può dire, la vittoria doveva considerarsi in sue mani. Il torinese, infatti, passò primo alla fine del primo giro con già un discreto vantaggio su Cortese, che era secondo, il quale a sua volta era seguito da Villoresi, Pietsch, Biondetti, Rocco, Pintacuda, Aldrighetti, Trossi, Taruffi e De Graffenried. Lo spiegamento delle forze delle due squadre rimaneva subito evidente. In testa vi era Farina, che si era manifestamene dimostrato il più veloce, poi venivano tre piloti delle Maserati, poi quasi in gruppo, Biondetti, Rocco, Pintacuda, Aldrighetti e Trossi, la qual cosa voleva dire, macchine delle due marche in posizione alternata.
Farina prese subito dai primi giri a tirare molto forte; e dopo aver compiuto il primo giro in 2’43”, nel secondo passò al tempo di 2’31” nel terzo al tempo di 2’29” e andò avanti di questo passo, fino ad arrivare ad una serie spettacolosa di nuovi primati sul giro. Gli altri corridori intanto si allungavano, presi in un disperato inseguimento, che tuttavia non dava visibile risultato. Il più minaccioso avversario per Farina appariva Luigi Villoresi, il quale dopo aver superato Cortese sembrò tenere per qualche tempo l’andatura vertiginosa imposta da Farina, ma fu una impressione di pochi momenti, perché il distacco fra Farina, che correva in testa, e Villoresi, che lo seguiva, andava aumentando gradatamente. Gli altri piloti dal canto loro si davano battaglia accanitissima fra di loro, pur senza approdare a risultati positivi nei confronti tanto di Farina, quanto di Villoresi. In un primo momento era Trossi a movimentare le retrovie superando prima Aldrighetti, poi Pintacuda; e in un secondo tempo era Rocco, che dopo aver superato Pietsch si avvicinava a Biondetti e a Cortese, che tuttavia lottavano accanitamente fra di loro. Intanto Farina, come abbiamo detto scendeva progressivamente nei tempi sul giro. Al quarto giro impiegava 2’28”, al settimo giro impiegava 2’27”2/5, al nono giro impiegava 2’26”2/5, al decimo stabiliva il primato sorprendente di 2’25” netti, migliorando il miglior tempo stabilito l’altr’anno sullo stesso circuito da Brauchitsch con una Mercedes di cilindrata doppia. La gara a questo punto per quanto aspramente combattuta, soprattutto nelle posizioni di testa pareva essere oramai sistemata. Tuttavia non erano finiti i colpi di scena: e mentre Farina al 18° giro riusciva a migliorare ancora il suo tempo impiegando 2’24”4/5 che portava la velocità media sul giro a qualcosa come 144.18 Km. All’ora, a Villoresi capitava l’incidente che lo ritardava singolarmente facendo, gli perdere la seconda posizione a vantaggio di Biondetti, il quale dopo una lotta accanita con Cortese, era riuscito a portarsi in terza posizione. L’incidente che ritardava Villoresi, avveniva al 25° giro, durante il quale una gomma della macchina del milanese improvvisamente si afflosciava alla curva dell’Ardenza. La macchina sbandava paurosamente, ma il pilota riusciva a dominarla e per quanto avesse la gomma completamente sgonfia. proseguiva e compiva il giro per arrivare allo stallo. Nell’incidente, fra il rallentamento imposto per l’avere una gomma floscia e per la fermata allo stallo per il cambio, Villoresi perdeva circa due minuti che lo relegavano in quarta posizione, staccato di oltre tre minuti da Farina. A metà gara quindi le posizioni in testa si erano così stabilizzate: il primo era Farina che aveva compiuto i trenta giri in 1h.14’2”; secondo era Cortese che aveva approfittato di una fermata di Biondetti allo stallo per rottura di una tubazione di adduzione del carburante al carburatore, in 1h.16’56”; terzo era Biondetti in 1h.17’27”; quarto Villoresi in 1h.17’34”; quinto Aldrighetti in 1h.17’52”, sesto Pietsch in 1h.18’12”; settimo Taruffi, distanziato di un giro e mezzo. Come potete constatare la selezione si era fatta sentire in modo abbastanza decisivo ed erano scomparsi in questa prima parte della corsa, tanto Trossi che Rocco con le due Maserati. Il primo per incrinatura di un cilindro manifestatosi difettoso fin dall'inizio della gara e il secondo per rottura di un semiasse. La corsa andava avanti quindi con questi sette concorrenti e non si aveva mutamenti fino al momento in cui Pintacuda, al 31° giro, si fermava allo stallo per il rifornimento, dopo il quale saliva sulla macchina Biondetti.
Al giro successivo scompariva di corsa Aldrighetti per guasto e contemporaneamente anche Pietsch, per un incidente di strada che danneggiava la vettura senza nuocere al conduttore. In gara erano rimasti quindi esattamente sei piloti, perché sulla macchina di Biondetti, riparata nel frattempo, era salito Severi. Alla fine della corsa mancavano venti giri e Farina dall’alto di una superiorità tanto evidente quanto efficace, si avviava decisamente a una delle sue più belle vittorie. Gli altri giri costituivano infatti per il torinese che aveva distanziato tutti indistintamente i concorrenti, una specie di passeggiata trionfale; una passeggiata, naturalmente, per modo di dire, perché Farina malgrado non fosse impegnato da nessun avversario, continuava a stabilire ottimi tempi sul giro mantenendo una media migliore di quella delle tre litri Mercedes nella Coppa Ciano dell'anno precedente. L’ultimo colpo di scena lo si aveva quando anche Villoresi, che preso in un inseguimento ostinato e tenace si era avvicinato a Cortese fino a dare l’impressione di poter riprendere il secondo posto, scompariva di corsa per un incidente analogo a quello che aveva fermato Rocco, vale a dire la rottura di un semiasse. Da questo momento alla fine della corsa non si verificavano più spostamenti e Farina ultimava trionfalmente i 60 giri, in un tempo addirittura sorprendente. Cortese si classificava secondo a poco più di un giro, terzo finiva Biondetti sulla macchina di Pintacuda staccato di due giri da Cortese quarto era Taruffi sulla sua vecchia Maserati a un giro Biondetti e quinto ed ultimo Severi, sulla macchina di Biondetti a 4 giri da Taruffi.
Di solito quando una corsa assume l’andamento lineare che ha assunto, agli effetti della vittoria assoluta, la XIX Coppa Ciano il commento tecnico che si può fare è semplice e intuitivo ed è che nella giornata hanno vinto effettivamente il miglior pilota e la migliore vettura. Raramente negli Annali dello sport automobilistico, infatti, si è assistito a un successo più meritato di quello di Giuseppe Farina, domenica 30 luglio sul Circuito di Livorno. Questo giovane pilota che in altri tempi poteva essere stato discusso perché l’irruenza ne rendeva scomposto lo stile, alla XIX Coppa Ciano ha compiuta una prova degna veramente di un grandissimo campione.
Non soltanto, infatti, Farina appariva il più veloce di tutti i concorrenti in gara, ma anche il guidatore più completo e più sicuro. E’intuitivo allora che una simile trasformazione, per quanto si debba riconoscere che l'esperienza del torinese in questi ultimi anni di corsa si è fatta più grande e che all’irruenza del passato egli oggi sostituisce uno stile quasi perfetto, non può essere considerata occasionale e fortuita. Una simile trasformazione va senz’altro addebitata in parte anche alle possibilità di impiego della vettura con la quale Giuseppe Farina, non ha soltanto vinto la XIX Coppa Ciano, ma ha battuto, con una macchina di 1500 cmc. tempi che erano stati stabiliti con una Mercedes di cilindrata doppia in una corsa che aveva visto scatenarsi impetuosa la lotta fra i migliori piloti della Casa di Stoccarda. Tecnicamente la vittoria delle litro e mezzo Alfa-Corse alla Coppa Ciano, secondo noi, ha allora sopra tutto un significato. E questo significato è che a parte le ormai encomiabili doti di tenuta del motore delle macchine milanesi, la qualità più evidente e sicura di questo modello, è la sua messa a punto generale: una messa a punto generale che vuol dire sopra tutto una possibilità di prestazione addirittura sorprendente. Raramente, infatti una vettura da corsa è sembrata altrettanto stabile, maneggevole e ben frenata di questa Alfa-Corse 1500. L’osservazione trova conforto anche nel fatto che ,in un circuito come quello di Livorno, nel quale la potenza non costituisce il fattore decisivo valgono per lo meno altrettanto le qualità generali della macchina e vogliamo dire la stabilità, la maneggevolezza e la frenata. Non è la macchina soltanto più potente che può vincere su tale strada, ma bensì la più completa. Infatti la potenza denunciata dal costruttori era per le Alfa Corse di circa 200 cavalli e per le Maserati di circa 210. E’ dunque, in virtù delle eccezionali qualità di impiego dell’Alfa Corse che Farina in una giornata di vena spettacolosa ha potuto non soltanto annullare il leggero divario di potenza, ma addirittura prevalere dall’alto di una superiorità impressionante. Al confronto dell'Alfa vittoriosa, le Maserati della Casa che erano tutte munite di motori quattro cilindri 16 valvole, non si può dire tuttavia che abbiano sfigurato. Infatti se consultaste il quadro dei tempi vi accorgereste di questo fatto singolare: cioè che dopo Farina, che è stato il più veloce sul giro in 2’24”4/5, viene Villoresi Luigi con 2’26”2/5 e subito dopo Rocco e Cortese entrambi con 2’28” netti. Biondetti con l’Alfa Corse segue con 2’28”4/5, con un 2’30” vengono poi Aldrighetti e Severi e da ultimi Pintacuda, con 2’31” e Trossi. con 2’31”2/5. Questa semplice elencazione di tempi stabiliti sul giro, dimostra quindi che fatta eccezione per Farina, i piloti della Maserati, nel complesso, erano più veloci degli altri dell’Alfa Corse. Questo rilievo che non toglie minimamente valore alla vittoria dell’Alfa Corse in quanto dimostra come un pilota di classe superiore da questa macchina possa effettivamente ricavare risultati ad altri meno abili in corsa non possibili, dice anche che in potenza le Maserati debbono considerarsi presso a poco su una stessa linea. Nei confronti delle Alfa- Corse, le Maserati hanno denunciato, tuttavia, qualche leggera deficienza soprattutto nella stabilità e nella frenata. Il ponte posteriore di queste Maserati, su un terreno non perfettamente levigato, come era quello del circuito di Livorno, in frenata e in ripresa, accusava un leggero traballamento che era dannoso nel due sensi imponendo un dosaggio attento ai piloti, per non perdere in stabilità. Il risultato complessivo era allora che malgrado la potenza leggermente superiore a disposizione, queste macchine alla prova dei fatti non fornivano un risultato migliore di duello dell’Alfa-Corse di Farina, che invece poteva sfruttare a fondo la macchina in ogni momento e in ogni condizione.
L’impressione generale che si può ricavare, quindi, da questa XIX Coppa Ciano agli effetti della valutazione delle nuove litro e mezzo italiane è che entrambe hanno raggiunta una ottima efficienza negli organi motori che le Alfa Corse sono perfettamente a punto anche in fatto di condizioni generali di prestazione; che le Maserati, invece, necessitano una leggera revisione per migliorare in stabilità generale.
Il lavoro di revisione che dovrà curare la Maserati sarà certamente più lungo e più delicato di quello dell'Alfa-Corse, le cui macchine nel complesso debbono considerarsi fin da questo momento veramente a punto. Una gara come quella di Livorno, anche per il circuito sulla quale si è svolta, non può essere assunta naturalmente con valore definitivo. Più che una gara di motore quella di Livorno è stata una gara di stabilità e freni. Il collaudo generale definitivo dovrebbe aversi piuttosto nella prossima Coppa Acerbo per le caratteristiche completamente diverse del circuito nel quale la potenza può svolgere un ruolo più importante. Potrebbe darsi, quindi, che le Maserati impiegate a Livorno si prendessero immediatamente la rivincita a Pescara, anche perché il tipo del Circuito meglio si potrebbe adattare allo sfruttamento della loro leggermente più alta potenza. A Pescara tuttavia, a differenza di quanto poteva verificarsi a Livorno, sono da tenere presenti possibilità di incidenti meccanici nei motori, dovuti al più severo impiego che degli stessi il pilota fatalmente è chiamato a fare. E’comunque tecnicamente molto interessante il periodo che si è aperto, agli effetti della valutazione relativa delle nuove litro e mezzo italiane con la XIX Coppa Ciano. Non è possibile per ora avanzare giudizi assoluti perché sarebbe necessario per questa che fossero state presenti le Mercedes di Tripoli.
Il fatto che Farina abbia migliorato tuttavia i primati stabiliti l’altro anno con le tre litri Mercedes, dimostra che l'efficienza complessiva di queste litro e mezzo italiane ha già raggiunto un limite veramente notevolissimo.
La XIX Coppa Ciano, ha avuto come preludio la corsa riservata agli individuali, corsa organizzata con lo scopo evidente di favorire l’attività di questi “diseredati”. Si deve dire che l’iniziativa ha ottenuto un successo superiore al previsto, perché la lotta fra questi piloti è stata quanto mai vivace e interessante e si è conclusa dopo una serie di vicende appassionanti con la vittoria del modesto Teagno per soli 2/5 di secondo sul toscano Lami. Un altro pilota, oltre questi due, si è messo in luce in questa gara. ed è stato il torinese Brezzi, che è riuscito a stabilire il tempo migliore sul giro e che avrebbe probabilmente vinto senza il ritardo occasionale procuratogli da due piroette. Gli altri piloti hanno dovuto ritardarsi per guasti alle vetture, anche perché la continuità delle gare incomincia a farsi sentire su queste macchine che avrebbero bisogno di attenta revisione probabilmente della stessa Casa.
La Coppa Ciano dal punto di vista sportivo è stata infine una delle più interessanti e più combattute della stagione. Oltre a Farina si sono messi in luce Cortese, che ha compiuto una gara meravigliosa, che avrebbe meritato migliore fortuna. Biondetti che ha combattuto con tenacia, Villoresi, che dopo Farina era certamente il più veloce e in un certo senso anche Aldrighetti, Severi e Pintacuda. Trossi, invece probabilmente anche perché la macchina fin dal primo momento non gli forniva il rendimento normale, non ha potuto come altra volta imporsi dall’alto della sua inarrivabile classe. Un cenno particolare merita anche Taruffi, il quale con una macchina vecchia, attraverso una preparazione esemplare e una condotta di gara intelligentissima è riuscito ad ottenere risultati veramente soddisfacenti.
La XIX Coppa Ciano, ha avuto la solita impeccabile organizzazione curata dal R.A.C.I. di Livorno e in modo particolare dal Presidente Emanuele Tron. Castagneto fu direttore di corsa attento e competente. Sulle molte migliaia di persone adunate nelle tribune passò un’ondata di commozione nell'attimo solenne della cerimonia semplice e austera con la quale fu onorata la memoria di Costanzo Ciano, che di questa gara fu il Fondatore e l’alto Patrono.
Nel momento in cui la bandiera d’Italia salì l’alto pennone e un picchetto della G.I.L. rese gli onori, un profondo silenzio si stese su tutto il circuito e nel raccoglimento severo e solenne di migliaia di persone immobili nel saluto alla Memoria dell’Eroe, fu come se l’alta paterna figura di Costanzo Ciano passasse, come di consueto, in rassegna gli atleti che si apprestavano a combattere l’ardimentosa battaglia nel Suo glorioso nome.
Costanzo Ciano era davvero presente domenica scorsa al traguardo dell’Ardenza.
Corrado Filippini.

LA CLASSIFICA GENERALE
1. Farina (Alfa Corse) che compie i 60 giri del percorso, pari a km 348, in 2h.30’10”2/5, alla media di chilometri 139.053;
2. Cortese (Maserati) in 2h.31’25”3/5 (giri 59);
3. Biondetti Pintacuda (Alfa Corse) in 2h.32’e 2/5 (giri 57);
4. Taruffi (Maserati) in 2h.32’22”2/5 (giri 56);
5. Biondetti Severi in 2h.33’31”2/5 (giri 52).

LA CLASSIFICA DEGLI ISOLATI
1. Teagno (Maserati) che impiega, a compiere i venti giri del percorso pari a km. 116. 56’20”3/5 alla media di chilometri 123.280;
2. Lami (Maserati) in 56’30”;
3. Brezzi (Maserati) in 56’32”4/5;
4. Lanza (Maserati) in 56’35”2/5, fermato al 19°
5. Corsi (Maserati) in 57’18”4/5, fermato al 17° giro.

(Da “L’Auto Italiana “ 10 Agosto 1939)
 
 
 
 
 
  XIX CIRCUITO DEL MONTENERO – COPPA CIANO (1939)
La XIX Coppa Ciano vinta da Farina su Alfa Romeo

Nella mattina del giorno 30 luglio ad iniziativa del conte Alberto Bonacossa, presidente generale del R.A.C.I., i dirigenti del Reale Automobile Club d’Italia, i componenti la Federazione Automobilistica Italiana, i corridori con i tecnici ed i meccanici dell’Alfa Corse e della “Maserati” e gli alfieri con i novantaquattro gagliardetti delle Sedi provinciali e Sezioni dei R.A.C.I., si recarono al Cimitero della Purificazione a rendere omaggio alla tomba di Costanzo Ciano, deponendovi a nome degli automobilisti italiani, una corona di bronzo.
Cerimonia altamente significativa nella semplice austerità di un omaggio memore e devoto a Colui che, fu l’appassionato animatore della corsa livornese intitolata all’Eroe immortale di Buccari.
Poi nel pomeriggio i corridori hanno commemorato con il loro ardimento il Grande Scomparso e lo spirito vigilante di Costanzo Ciano ha aleggiato sui protagonisti della bella contesa che, sul duro ed insidioso circuito dell’Ardenza, ha registrato una precisa vittoria per la industria italiana.
Dalla accanita lotta tra le “Alfa” e le “Maserati” è emersa precisa ed inconfutabile l’efficienza raggiunta dalle nostre macchine da corsa di un litro e mezzo; una vittoria, ed un collaudo definitivo per l’industria italiana.
Né l’assenza della “Mercedes”, dominatrice assoluta a Tripoli, toglie od attenua valore alla corsa livornese.
Sta di fatto che l’“Alfa Romeo 1500”, superbamente pilotata da Giuseppe Farina, ha migliorato di 3/5 di secondo il primato sul giro di 5800 metri segnato l’anno scorso da Brauchitsch e Lang ed ha pure nettamente migliorato di 10” il tempo impiegato dalle stesse 3 litri “Mercedes” sul circuito di quaranta giri (km. 223). Infatti Brauchitsch percorreva i quaranta giri in 1h.39’56” e Farina in 1h.39’46”.
Quest’anno la battaglia si è svolta su un percorso complessivo di 348 chilometri, superiore di ben 116 chilometri a quello dello scorso anno ed il duello tra le due case italiane è stato veramente emozionante e serrato: ed il circuito di Livorno con le sue frequenti curve, è stato un severo banco di prova per le macchine e per i piloti. L’asprezza del percorso ha selezionato inesorabilmente gli undici concorrenti: quattro “Alfa Romeo” con Farina, Aldrighetti, Biondetti e Pintacuda e sette “Maserati” con Villoresi, Rocco, Cortese, Taruffi, Pietsch, Trossi e De Graffenried. La “Maserati” di Villoresi ha girato sul giro più veloce in 2’ 26’’ 2/5 e Gigi Villoresi ha sempre costituito, fino a quando è stato in gara, il pericolo maggiore per Farina, ma per la rottura di un semiasse dovette abbandonare la corsa; ed eguale sorte toccò ad Aldrighetti che al ventottesimo giro si era portato terzo, a Biondetti, a Rocco, a Trossi, a Pietsch.
Degli isolati solo Taruffi terminò la corsa piazzandosi al quarto posto in una gara ove erano schierati i piloti ufficiali delle due squadre.
Farina ha dominato la gara sin dall’inizio: alla perfetta efficienza della macchina va segnalata la perizia di guida di questo ardimentoso campione che con padronanza assoluta e con forma impareggiabile ha saputo mantenere il comando della gara respingendo ogni attacco. Ottima anche la regolarissima corsa di Franco Cortese, giunto secondo su “Maserati”.
La gara è stata preceduta da una corsa su venti giri riservata ai piloti invitati. Anche questa corsa è stata interessantissima specialmente per merito di Teagno, Lami, Brezzi e Lanza. Lami è stato il più deciso all’inizio e ha preso la testa seguìto dappresso da Barbieri, Brezzi e Teagno.
Poi Brezzi per un incidente di strada, ritardava, mentre sopravveniva Teagno velocissimo.
Lami e Barbieri resistevano accanitamente all’attacco di Teagno, ma alla fine del nono giro il torinese prendeva la testa, seguito da Lami e da Brezzi che inseguivano tenacemente. Al tredicesimo giro Lami riusciva ancora a superare l’avversario per, due giri, poi doveva cedere, sempre però attaccato alla coda della macchina di Teagno, che alla fine veniva favorito indubbiamente dal facile doppiamento di Lanza, resosi più arduo per Lami. L’arrivo vedeva i due antagonisti a soli due quinti di secondo di distacco.
Perfetta l’organizzazione della gara curata in ogni dettaglio dalla Sede provinciale del R.A.C.I. di Livorno.
Assistevano alla corsa oltre al Presidente generale Conte Bonacossa, il Vice Presidente Marchese Galeazzo di Bagno, il Segretario generale Grand Ufficiale Ing. Ivo Magnani, il Presidente della Federazione Sportiva Italiana Giuseppe Furmanik, il Prefetto, il Federale e tutte le altre autorità politiche e sportive.




LA CLASSIFICA GENERALE

1. Farina (Alfa Corse) che compie i 60 giri del percorso, pari a chilometri 348, in 2h.30’10”2/5, alla media di km. 139.053;
2. Cortese (Maserati) in 2h.31’25”3/5 (giri 59);
3. Biondetti Pintacuda (Alfa Corse) in 2h.30’57”3/5 (giri 57);
4. Taruffi (Maserati) in 2h.32’22”2/5 (giri 56);
5. Biondetti Severi) (Alfa Corse) in 2h.3l’33”2/5 (giri 52).


LA CLASSIFICA DEGLI ISOLATI

1. Teagno (Maserati) che compie i venti giri del percorso, pari a km. 116, in 56’29”3/5, alla media di km. 123.280;
2. Lami (Maserati) in 56’30”;
3. Brezzi (Maserati) in 56’32”4/5;
4. Lanza (Maserati) in 56’35”2/5. fermato al 19° giro;
5. Corsi (Maserati) in 57’18”4/5, fermato al 17° giro.

(Da “R.A.C.I.” Settimanale dell’Automobil Club Italiano 1939)