Con il 1937 la “XVII Coppa Ciano” veniva eletta a “XV Gran Premio d’Italia”. La massima competizione automobilistica nazionale abbandonava così l’Autodromo di Monza, tempio della velocità, per approdare in riva al Tirreno sperando che sulle più tortuose strade livornesi le vetture italiane potessero riscattarsi dallo strapotere messo in mostra nella stagione dalle argentee vetture tedesche; d’altra parte Nuvolari non aveva già messo in ginocchio le Auto Union su queste strade l’anno prima? Ma questa volta San Tazio ed i suoi miracoli non sarebbero stati sufficienti. Alla corsa su 50 giri del circuito di 7218 metri la Mercedes arrivò con l’ultimo velocissimo modello, la W125 di 5660cc, mentre l’Auto Union poteva contare sul modello C dell’anno precedente, non più in grado di competere con le rivali di Stoccarda. L’Alfa Romeo, sempre rappresentata dalla Scuderia Ferrari, poteva contare sulle vecchie 8C35 e 12C36 schierando anche la nuovissima 12C37 di 4500cc, ancora acerba, che venne affidata a Guidotti. Infatti in prova Nuvolari aveva provato la nuova vettura ma pur girando 2” più veloce, preferiva puntare sulla più affidabile 12 cilindri dell’anno precedente. Già dalle prove i tedeschi strapazzarono le auto italiane monopolizzando le prime due file, con la migliore Alfa, quella di Nuvolari, solo in terza fila. La partenza venne data, dopo il rituale degli inni e la sfilata delle auto e dei campioni, alle 15 in punto, davanti ad una folla strabocchevole che aveva occupato ogni metro del circuito, in particolare le tribune che per l’occasione avevano 2000 posti in più rispetto al consueto affiancando alle vecchie tribune in legno anche delle nuove tribune in ferro fatte venire da Milano apposta per l’occasione. Subito le macchine tedesche balzarono in testa, con Caracciola (Mercedes) davanti a tutti per tre giri poi superato da Lang (Mercedes) al comando fino al ventitreesimo giro. Nulla potevano fare le Alfa Romeo: Guidotti con la nuova 12C37 si ritirava al ventiquattresimo giro, Nuvolari pur scatenato come sempre, si fermava stanchissimo al trentunesimo giro per cedere il volante a Nino Farina. Le due Mercedes di Caracciola e Lang duellarono per tutta la gara vicinissime, arrivando quasi appaiate al traguardo dove Caracciola beffava il più giovane Lang di 2/5 di secondo. Terza l’Auto Union di Rosemeyer e la prima delle auto italiane, l’Alfa Romeo di Farina-Nuvolari, solo settima ad un giro.
(Da: Maurizio Mazzoni: “Lampi sul Tirreno”, Firenze 2006)
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