Va Coppa del Mare 1929
Per il 1928 l'Auto Moto Club Livorno aveva deciso di rinunciare alla gara motociclistica preferendo puntare tutto sulle auto ed organizzando, insieme alla Classica Coppa del Montenero per auto della Formula Corsa anche la IIa Coppa Ciano per auto della Formula Sport, con le due manifestazioni separate da una settimana.
Ma la variazione non ebbe il successo sperato, cosicchè dopo un anno di sosta la Coppa del Mare motociclistica ritornava sulle soleggiate colline del Montenero.
Basta leggere le cronache dell'epoca, che si sciolgono in lodi senza fine per l'organizzazione della gara, per la disciplina del numerosissimo pubblico, per le condizioni perfette del percorso per rendersi conto che Livorno visse, in quella splendida domenica di metà luglio, una grande giornata di sport. In quei giorni i giornali erano pieni delle notizie dagli Stati Uniti sul processo a Sacco e Vanzetti e la gente commentava il fatto che da Washington era arrivata la notizia ufficiale che la Corte di Giustizia dello stato del Massachussets, presieduta dal giudice Henderson, aveva respinto la petizione inoltrata dagli avvocati di Sacco e Vanzetti per chiedere che venisse differita l'esecuzione ed aveva anche respinto il ricorso presentato dagli stessi legali per sottoporre
la sentenza all'esame della Corte Suprema degli Stati Uniti, decretando così il tragico destino dei due immigrati italiani.
Ritornando alle vicende sportive di casa nostra ancora una volta a Livorno, la quinta consecutiva, la vittoria assoluta andava ad una 350, la Bianchi Freccia Celeste che, affidata ad Amilcare Moretti, trionfava sul nutrito lotto di trentaquattro partenti, su cinquanta
iscritti, schierati agli ordini dello starter, cavalier Indoni segretario del Moto Club d'Italia, che il Commissario Regionale avvocato Luigi Lodi-Focardi aveva invitato a Livorno.
Amilcare Moretti conquistava non solo la vittoria assoluta, ma migliorava anche di ben 24 secondi il record sul giro stabilito con la stessa moto da Tazio Nuvolari nelle sua dissennata cavalcata di due anni prima. Alle spalle di Moretti un'altra moto italiana, la
Frera 350 del varesino Luigi Macchi il quale, se Moretti aveva impressionato per gli spunti velocistici, si faceva ammirare per la regolarità con la quale completava il percorso, con scarti infinitesimi fra giro e giro, a conferma delle doti di gran fondo che tutti riconoscevano alle moto di Tradate.
Mario Barsanti era uno dei piloti più attesi alla vigilia ma il campione fiorentino, in sella alle fedele Chater Lea perdeva molto tempo nelle fasi iniziali per la rottura di una lente degli occhiali a causa di un sasso scagliato dalla ruote di un pilota che stava superando e, visto che l'impegno nella rincorsa non portava risultati date le prestazioni dei due rivali che lo precedevano, si
accontentava del terzo posto, distaccato dal vincitore di circa cinque minuti, più o meno il ritardo sofferto a causa degli inconvenienti iniziali. Attardato da diversi banali inconvenienti dopo un inizio brillante Giusto Zaro con la Frera si classificava, ben distanziato, al quarto posto, precedendo la Velocette del giovane Giulio Baldi.
Nella classe maggiore, la 500, la vittoria andava al pisano Nello Benelli con la Ariel. La media di Benelli risultò alla fine inferiore a quella di tutte le altre classi comprese le piccole 175, ma non sarebbe giusto svilire per questo la vittorie del bravo pilota pisano: intanto la Ariel di Benelli era una normale moto da turismo ad
aste e bilancieri, non un mezzo speciale da corsa, e poi il pilota era state costretto a continue soste per fissare con mezzi di fortuna il parafango posteriore che si era mosso e minacciava di staccarsi ad ogni scossa, magari per infilarsi nella ruota posteriore con conseguente ruzzolone. Benelli era riuscito a controllare comunque il veterano locale Nello Ricci con la James ed il gentleman pistoiese Mario Cecchini con la Norton, che concludevano distaccati alle sue spalle. Se le 500 avevano un po' deluso sotto l'aspetto velocistico così non era per la classe 250 dove il livornese Federigo Susini, perfetto conoscitore del percorso ed in sella ad una Guzzi velocissima ed affidabile, trionfava nella gara di casa. Era per Susini una grande giornata davanti al pubblico amico che tifava tutto per lui: forte di una
preparazione accuratissima il livornese prendeva subito la testa della gara e nessuno fu più in grado di disturbarlo, aumentando costantemente il suo vantaggio sul pur ottimo Mario Moradei, che concludeva con la Piana al posto d'onore precedendo Alfredo Panella, uno dei favoriti della vigilia con la sua Ladetto&Blatto. Giornata nera invece per Gualtiero Piana, mortificato da una serie di disavventure che costringevano il pilota-costruttore fiorentino al quarto posto. Infine le indiavolate l75 non smentivano i pronostici
che le volevano grandi protagoniste. Anche se per le piccole moto leggere il percorso era stato ridotto a sei giri, contro i dieci delle classi maggiori, il vincitore Riccardo Brusi con la Benelli faceva registrare sulla distanza la media clamorosa di 73.589 km/h, superiore a quella di tutte le altre classi ad eccezione della 350 vincitrice assoluta, ed infliggendo oltre un quarto d'ora di distacco al secondo classificato Giovanni Gianoglio sulla Gianoglio realizzata personalmente, che batteva praticamente in volata l'altra
Benelli di Azzariti. Emozionantissima la fase finale della gara riservata alle piccole l25: Guglielmo Sandri, che aveva dominato la gara presentandosi all'inizio dell'ultimo giro con un netto vantaggio sul combattivo Ruggero Da Prato con la Marini, sentiva il brillante motore della sua MM ammutolirsi improvvisamente a due chilometri dall'arrivo. Il pilota bolognese non si perdeva d'animo e spingeva, sotto la sferza di un sole cocente la sua moto fino al traguardo ed appena superata la linea d'arrivo si accasciava, sfinito fra le braccia dei presenti, comunque vincitore perchè Da
Prato non era stato in grado di colmare il distacco, come attestavano i rapporti dei cronometristi Radice, Ghio e Cionini
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