IIa Coppa del Mare (23 Agosto 1925)
E' indubbio che la longa manus di Costanzo Ciano aveva
il suo peso nelle decisioni che venivano prese dall'autorità
sportiva nazionale, ma l'ottimo lavoro svolto dagli
organizzatori dell'AMC Livorno rendeva senz'altro tutto più facile. La seconda edizione della Coppa del Mare, messa in Calendario per il 23 agosto 1925, si vide assegnare la validità quale penultima prova del Campionato Italiano Esperti, presentandosi così sotto i migliori auspici per la ricca dotazione dei premi in denaro, la bellezza del percorso e la serietà degli organizzatori labronici.
Invece, alla fin fine, la cosa non si rivelò un grosso vantaggio.
Infatti, la gara livornese arrivò in scena quando i giochi per il titolo tricolore erano già fatti sia nella 250, con Miro Maffeis già in sostanza campione, che nella 350 con Piero Ghersi nettamente davanti a tutti; rimaneva aperto solo il campionato delle 500, che vedeva in lizza ancora due contendenti, Mario Saetti con la Norton e Primo Moretti con la Guzzi. Inoltre dopo la Coppa del Mare erano in calendario due gare importantissime ed estremamente impegnative: il Raid Nord-Sud da Milano a Napoli ed il Gran Premio delle Nazioni sulla pista di Monza, valido anche come Grand Prix d'Europe de la FICM per l'assegnazione del titolo di Campione Europeo.
Erano questa due gare che da sole potevano riscattare un'intera stagione non brillantissima, cosicchè tutti quelli che non avevano ormai più chance per il titolo tricolore preferirono rimanere a casa a prepararsi per i nuovi impegni, così come disertarono la gara in molti dei piloti di secondo piano, stufi di vedersi surclassati dai rivali più forti che avevano dettato la loro legge durante tutto
l'arco del campionato. Ad aggravare le cose la gara del Montenero arrivava ad una sola settimana di distanza dal "Circuito di La Spezia", anch'esso di campionato, e molti dei partecipanti a quest'ultimo non avevano avuto il tempo materiale di prepararsi adeguatamente al nuovo impegno.
Fu cosi che solo ventitrè piloti si presentarono sulla linea del traguardo situato, come ormai tradizione, alla Rotonda dell'Ardenza, sette nella 250, dieci nella 350 e solo sei nella classe maggiore. Pochi, ma buoni, visto che comunque tutti i principali protagonisti del motociclismo tricolore erano a Livorno, da Bianchi a Maffeis, Panella, Pietro Ghersi, Angelo ed Achille Varzi, Raggi, Saetti, Moretti, tutti i dominatori insomma delle gare della
stagione nazionale, situazione che prometteva un certo equilibrio dei valori in lotta al momento del via.
Nella 250 il primo giro vedeva al comando l'Ariel di Nino Bianchi, seguito da Alfredo Panella con la Galloni ed il leader
del campionato Miro Maffeis sulla Maffeis costruita dal fratello Bernardo. Bianchi non aveva però fortuna ed era costretto a ritirarsi per una serie di forature nel corso del secondo giro. Passava così al comando Panella, in ottima giornata, che concludeva vittoriosamente la gara facendo segnare anche il giro più veloce per la categoria.
Clodomiro "Miro" Maffeis, con il ritiro di Bianchi, si ritrovava praticamente il titolo tricolore in tasca, perciò non aveva la necessità di forzare troppo, più che soddisfatto dell'ottimo secondo posto davanti al pisano Nello Benelli su Ariel e Giovanni Gianoglio con l'Atala, che avevano lottato accanitamente per la conquista del terzo posto. Al traguardo anche Gino Ballerini, ma il pilota non veniva classificato per non aver compiuto il percorso nel tempo massimo previsto. La vittoria della Galloni, dopo
una gara velocissima e senza intoppo era di buon auspicio per il Gran Premio delle Nazioni, ma la gara monzese avrebbe infranto le speranze della casa di Borgomanero, nettamente surclassata sul circuito brianteo dalle rivali.
Nella 350 il gruppo di dieci moto partite si sgranava subito sotto l'andatura imposta dai due leader Piero Ghersi ed Angelo Varzi; quest'ultimo portava la sua Sunbeam al comando davanti alla Ajs del pilota genovese, ma ben presto Ghersi partiva all'attacco e passava al comando preceduto nella classifica generale solo dalla Sunbeam 500 di Achille Varzi. Angelo Varzi rimaneva comunque
nella scia di Ghersi per quattro giri, finchè una caduta che danneggiava la sua Sunbeam 350 lo costringeva al ritiro. Alle spalle di Pietro Ghersi si faceva così luce l'altra Ajs del fiorentino Clemente Biondetti, futuro grande campione di automobilismo, che aveva facilmente ragione di un rinunciatario Olindo Raggi. La Ajs conquistava così una pregevole affermazione collettiva, a confermare la bontà della grande marca inglese che nella stessa stagione aveva dovuto abbassare troppe volte la cresta nei confronti delle rivali nelle grandi gare internazionale.
Con la vittoria livornese Pietro Ghersi si assicurava il titolo tricolore della categoria proprio davanti ad Angelo Varzi.
Infine la gara delle 500, con un vertiginoso inizio di Achille Varzi con la Sunbeam che, giro dopo giro conquistava terreno sui rivali capeggiati da Mario Saetti con la Norton, ancora dolorante per le ferite rimediate a La Spezia. Ancora più indietro Primo Moretti con la Guzzi che, con un motore non ancora rodato ed in grado di rendere al meglio, si accontentava di finire la gara per incamerare qualche punto per il campionato.
La cavalcata di Achille Varzi era travolgente ed il grande campione galliatese sembrava ormai destinato al trionfo quando, al nono giro e con oltre otto minuti di vantaggio su Saetti, Varzi restava vittima di una spettacolosa caduta. Come era accaduto l'incidente? Sul traguardo dell'ottavo giro si erano presentati a pochi metri l'uno dall'altro il livornese Walton Bucalossi ed Achille Varzi.
I due imboccavano Via delle Torri (oggi Via Pacinotti) velocissimi, con Bucalossi in vantaggio di qualche metro.
Appena il livornese aveva attraversato Piazza San Simone un ragazzetto quindicenne, certo Umberto Spinelli, che aveva già tentato di attraversare il percorso ed era stato trattenuto da un milite, eludeva con folle imprudenza la sorveglianza e spiccava la corsa proprio mentre arrivava, velocissimo, Varzi. Il galliatese frenava cercando di evitarlo senza riuscirci, la moto sbatteva contro il muro di cinta prospiciente la chiesetta, ed il pilota veniva violentemente sbalzato a terra mentre Bucalossi, che era davanti di qualche metro, non si accorgeva di niente e proseguiva la gara. I due feriti erano prontamente soccorsi e trasportati in ambulanza all'ospedale dove al pronto soccorso il sanitario di turno, dottor Tullio Bottari, riscontrava ad Achille Varzi ferite alla faccia, la frattura della mascella con l'estrazione degli incisivi inferiori, la frattura dell'avambraccio e del polso destri con prognosi di oltre un mese, mentre per il giovane Spinelli c'era la frattura commista della tibia destra ed escoriazioni tali che facevano riservare la prognosi.
Mario Saetti poteva così vincere comodamente, ma il successo della Norton 500 veniva però oscurato dal fatto che la più piccola Ajs 350 di Pietro Ghersi faceva segnare una media superiore che lo poneva al primo posto assoluto della II Coppa del Mare. Lo sfortunato incidente di Achille Varzi completava l'annata nera del Campione di Galliate, brillantissimo e scalognato anche in occasione del celebre Tourist Trophy, dove già l'anno precedente si era visto assegnare la Nisbet Cup per l'atto di maggior valore in gara; a Varzi nel 1925 la rivista inglese Motor Cycle assegnava la Visitor's Cup quale miglior pilota straniero. La disavventura di Livorno impediva a Varzi di essere presente a Monza, dove nutriva buone speranze di successo, e gli organizzatori livornesi proposero Achille Varzi per una medaglia d'oro al valor civile per il nuovo
atto eroico compiuto nell'evitare, per quanto possibile, l'investimento del ragazzo che gli aveva attraversato la strada, ma certamente tutti questi premi potevano solo confermare non solo il valore umano di Varzi, ma anche che il suo record della sfortuna era difficilmente superabile.
L'organizzazione della Corsa da parte del Moto Club Livorno, sulla quale tuttavia gravava l'ombra dell'incidente di Varzi, pur non apertamente attribuibile ad una deficienza del servizio di sicurezza, era stata ottima con un perfetto ed efficace servizio di segnalazione e le strade in ottime condizioni, malgrado nella settimana precedente si fosse disputata la gara automobilistica. I numerosi spettatori avevano così potuto seguire con interesse le
alterne fortune della gara, nonostante l'esiguo numero di partenti.
Sul versante automobilistico la gara livornese, giunta già alla sua quinta edizione, era stata conquistata dal grande pilota mugellano Emilio Materassi, alla prima delle sue quattro vittorie consecutive lungo le curve del Montenero in una strepitosa serie di successi che solo la tragedia di Monza avrebbe bruscamente interrotto. Emilio Materassi moriva il 9 settembre 1928 durante il Gran Premio d'Italia: destinato dal sorteggio a partire dalla terza fila dopo pochi giri la Talbot di Materassi si fermava al box per assicurare una gomma anteriore che minacciava di saltar via dal cerchio, proprio mentre il ritiro della Bugatti di Williams consegnava il comando all'arcirivale Nuvolari, dal quale il pilota di Borgo San Lorenzo era diviso da una feroce inimicizia dopo le polemiche del GP di Tripoli dell'anno precedente, quando Nuvolari non aveva fatto ammettere al via della ricchissima gara tripolina le due Talbot della Scuderia Materassi. Dopo la sosta ai
box Materassi si produceva in una furiosa rimonta che entusiasmava il pubblico di Monza quando al 18° giro, mentre era già risalito al quinto posto e si accingeva a superare la Bugatti di Foresti, la sua macchina scartava improvvisamente a sinistra e, dopo aver abbattuto le reti di protezione, piombava come una bomba sulla folla uccidendo ventisette spettatori ed il pilota. Le cause del disastro non furono mai chiarite, ma con molta probabilità tutto avvenne per un guasto all'avantreno, sterzo o freni mentre venne presto scartata l'ipotesi di un urto con la
macchina di Foresti.
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